giovedì 23 dicembre 2010

L'intervento in Consiglio Comunale che non ho mai fatto..tanto era inutile

Signor Presidente, signor Sindaco, colleghi consiglieri,
questa sera è necessario un surplus di chiarezza, un grande sforzo di responsabilità.
Siamo tutti chiamati questa sera a riflettere e discutere su un tema molto delicato, di primaria importanza per la città.
Sono d'altra parte convinto che certo non dipendono da queste mie parole le sorti di qualcuno o qualcosa.
Voglio dire che ho molto chiaro il segno del mio limite, ma alcune cose vorrei comunque sottolinearle.
Prima fra tutte l'assoluta necessità di distinguere piani personali da quelli istituzionali.
Non si tratta di fare processi sommari a nessuno.
Ognuno in questa vicenda dovrà assumersi le proprie responsabilità in maniera pubblica e chiara.
Il nocciolo della questione è tutto politico.
Mi chiedo e vi chiedo chi è sovrano in questa discussione..c'è una sola risposta: il popolo, la gente, questa comunità cittadina.
Siamo qui a discutere solo ed esclusivamente per il bene della città e dei livornesi.
Mi ha disturbato, lo confesso con forza, vedere oggi sul più letto quotidiano cittadino associare la questione della nomina del presidente dell'autorità portuale con la mappa del potere cittadino, disegnata in forma cristallizzata, stantia, atemporale.
Non è possibile stasera confermare o solo far ventilare che una questione così importante, così densa di conseguenza si esaurisca esclusivamente e sostanzialmente in una questione di potere.
Badate bene non sono ingenuo e so come tutti voi che il potere tutto avvolge, il potere, anzi i poteri tutto tendono a determinare. Ma voglio affermarlo con forza la gente è spaventata dal potere, quello nascosto, che gioca sulle proprie teste, senza farsi vedere, senza parlare, senza comunicarsi.
Il conflitto tra poteri se fatto alla luce del sole anzi è garanzia di democrazia, di sicurezza.
A cosa abbiamo assistito ? al fatto che un ministro della repubblica invocando le sue prerogative ha confuso sentimenti personali con chiare scelte politiche che in base all'articolo 54 della costituzione e in base al suo giuramento avrebbe dovuto fare nell'interesse esclusivo della nazione.
Noi non ce ne freghiamo politicamente delle sue prerogative come qualcun altro del suo partito ha gridato contro il Presidente della Repubblica.
Noi ci facciamo carico delle sue decisioni e cercheremo di far prevalere le ragioni delle nostre scelte in un quadro di correttezza istituzionale.
Badate se così non fosse tutto cadrebbe a pezzi.
Non ci stiamo, non vogliamo che il gioco rimanga sottominato.
Si chiarisca limpidamente per quanto questa parola possa avere significato in politica la situazione.
Per mesi molto più autorevoli colleghi consiglieri hanno parlato di maggiordomi, servitori. Non mi piace questo modo di parlare.
Si abbia il coraggio di parlare con chiarezza perchè la gente ha bisogno di chiarezza.
Il porto, la portualità ma come la sanità, il sociale, le opere di ediliza pubblica e privata, le grandi opere infrastrutturali, sono i pilastri su cui poggia la vita di una comunità e la politica ha la grande responsabilità di dover lavorare per il bene comune.
Ogni imprenditore, pubblico o privato ha l'obbligo morale di inchinarsi al bene comune; ogni amministratore sia esso sindaco o ministro o capo del governo o solo presidnte di un'autorità portuale hanno l'obbligo di inchinarsi al bene comune.
I passaggi che ora dovremo compiere sono in gran parte nella esclusiva potestà del sindaco.
Il consiglio con chiarezza e con ampio consenso aveva accolto con favore le scelte dell'aministrazione.
Oggi il sindaco è chiamato ad una grande responsabilità.
Sono convinto che la sua scelta non sarà dettata da impulsività o motivata da irrazionale ostinazione.
Il suo compito sono sicuro sarà quello di difendere la dignità della sua azione e del suo ruolo; ma soprattutto difendere un'intera comunità e sostenerla per il suo sviluppo; valutare come un buon padre di famiglia.
Nostro dovere prima di ogni altro è richiamarci tutti ad un rinnovato senso dello stato, della comunità e affermare con fermezza il valore dell'autonomia di una comunità locale e la centralità del bene comune nell'azione politica.

venerdì 3 dicembre 2010

La ricchezza del paesaggio, anche di Livorno

I danni al paesaggio ci colpiscono tutti, come individui e come collettività. Uccidono la memoria storica, feriscono la nostra salute fisica e mentale, offendono i diritti delle generazioni future. L'ambiente è devastato impunemente ogni giorno, il pubblico interesse calpestato per il profitto di pochi. Le leggi che dovrebbero proteggerci sono dominate da un paralizzante 'fuoco amico' fra poteri pubblici, dai conflitti di competenza fra Stato e Regioni. Ma in questo labirinto è necessario trovare la strada: perché l'apatia dei cittadini è la migliore alleata dei predatori senza scrupoli. È necessario un nuovo discorso sul paesaggio, che analizzi le radici etiche e giuridiche della tradizione italiana di tutela, ma anche le ragioni del suo logoramento. Per non farci sentire fuori luogo nello spazio in cui viviamo, ma capaci di reagire al saccheggio del territorio facendo mente locale. La qualità del paesaggio e dell'ambiente non è un lusso, è una necessità, è il miglior investimento sul nostro futuro. Non può essere svenduta a nessun prezzo. Contro la colpevole inerzia di troppi politici, è necessaria una forte azione popolare che rimetta sul tappeto il tema del bene comune come fondamento della democrazia, della libertà, della legalità, dell'uguaglianza. Per rivendicare la priorità del pubblico interesse, i legami di solidarietà che sono il cuore e il lievito della nostra Costituzione.
(Salvatore Settis, dal suo ultimo libro Paesaggio Costituzione cemento. Einaudi editore)