Non si tratta più da che parte stare, chi votare, quale sia
il meno peggio.
La coscienza politica rimanda sempre, prima o poi ad una
coscienza etica, individuale.
Quella parte in cui ognuno si guarda in verità, in cui cerca
la Via.
C’è in questo senso anche una coscienza collettiva; una
coscienza personalistica-comunitaria che ci fa riconoscere parte di un
progetto, non di un sogno..che guarda a futuri alieni ma a certezze che
dobbiamo cercare di vivere nella nostra quotidianità.
Magari in maniera non sempre lineare, con qualche caduta;
cercando sempre però coerenza. Una coerenza sempre più difficile da sostenere.
In una rincorsa di personalismi singoli e astiosi ci deve essere una strada
invece di personalismo comunitario. Ci deve essere anche in politica, anche nei
partiti.
Mi sembra che sia proprio questo che stia mancando. E questo
è una linfa vitale per credere in una appartenenza, per credere ad un progetto
verificabile, soprattutto nelle nostre vite.
Si è rotto un certo modo di essere nella politica che penso
in maniera forte riguardi coloro che nel cristianesimo e nelle scelte politiche
conseguenti pongono un elemento fermo di
appartenenza e di impegno.
Penso sia arrivato il momento di marcare la “differenza
cristiana”. Marcare una differenza non significa rinunciare all’incontro,
significa porre un servizio di chiarezza a tutta una comunità.
Non significa condurre crociate. Significa chiedersi come
faceva Luigi Bobba quale sia “il posto dei cattolici” e come faceva Enzo
Bianchi quale sia “la differenza cristiana”.
Dall’analisi e dalla discussione su questi due impegnativi
interrogativi potrà rinascere una nuova identità pronta a cogliere le sfide del
nostro tempo e dei nostri luoghi.
Sento tutta l’insufficienza della forza di proposta politica
degli attuali competitor politici e vedo con sgomento il ridursi di tanti
cattolici, anche nel mio partito, a servitori insipienti di idee deboli, nel
tentativo esclusivo di ritagliarsi spazi
che pagheranno ad alto prezzo.
Mi chiedo se non valga la pena ritirarsi per un po’ e capire
insieme alla comunità cui apparteniamo quale sfide di laicità e impegno
politico sia necessario sostenere per offrire reali ”vie di fuga” da incertezze
e disvalori che stanno diventando il pane quotidiano di una politica sempre più
distante dalle reali esigenze di chi vive quotidianamente la propria esistenza
nel dubbio del domani e nel dubbio di riuscire a fornire risposte elle proprie
famiglie, ai propri figli.
Non mancherà certo il tempo in questo ultimo scorcio di
governo cittadino capire, se vogliamo, quali modalità serviranno per porre in
essere una più incisiva e più chiara proposta.
Rimanere alla finestra e soggiacere a tutte le arie che
tirano sarebbe non risponedere in
termini postivi a quella che comunque per ognuno di noi rimane una Chiamata,
una Vocazione, almeno che queste parole appaiano oggi prive i contorni definiti
e ormai da rottamare sull’altare del moloch di esserci comunque e sempre, costi
quel che costi.