lunedì 25 marzo 2013

Succede anche questo; alla vigilia della commissione sul sociale del comune di Livorno.



 TERRIFICANTE!!!! 

I bambini più poveri della scuola pubblica di Vigevano non possono usufruire della mensa. Per ordine del sindaco Andrea Sala, ai bambini le cui famiglie non possono permettersi di pagare la retta prevista dalla mensa scolastica, è impedito di mangiare un pasto caldo. I bimbi in questione – lo raccontano le famiglie stesse – vengono da nuclei familiari particolarmente in difficoltà, le stesse famiglie alle quali il sindaco ha scelto di tagliare ogni agevolazione fino a questo momento prevista in relazione alla retta per la mensa.
Il sindaco leghista Sala si è proposto quale primo obiettivo la lotta ai furbetti dell’insoluto, persone appartenenti a una fascia di reddito alta che continuano a percepire per la mensa dei propri figli, i bonus previsti per le famiglie più disagiate. Questa lotta ha però finito per investire proprio quei bimbi le cui famiglie provengono realmente da contesti economici meno agiati. Le Iene hanno deciso di vederci chiaro e, dopo aver raccolto l’appello di queste famiglie e delle maestre – alcune delle quali sono perfino scese in piazza per protestare contro “le aule ghetto” – hanno intervistato il sindaco Sala.
All’uomo è stato contestato il fatto che alle famiglie dei piccoli in questione viene non solo proibita la mensa, ma addirittura i bambini sono costretti a mangiare esclusivamente un panino. In caso contrario, i piccoli vengono ammoniti con note sul diario da far firmare ai rispettivi genitori. Interrogato sulla questione, il sindaco ha risposto di non vedere il problema visto che le famiglie hanno la possibilità di venire a prendere i loro figli qualora non potessero permettersi di pagare la mensa scolastica. Dopo la denuncia delle Iene la polemica si è scatenata sul web e non solo. (Da Affari Italiani.it)

martedì 19 marzo 2013

Non è possibile!

Ho letto solo sui giornali dello stato di abbandono in cui verserebbe la struttura ex direzionale di Monterotondo.
Se fosse confermato quello che viene scritto, e cercherò di appurarlo, sarebbe un insulto a tutta la popolazione livornese.
Centinaia di migliaia di euro  pubblici in fumo nel completo disinteresse generale, soprattutto della dirigenza ASL e del mondo politico.
Speravo che tali cose fossero viste solo in Reporter televisivi dall'altra parte dell'Italia, con tutto il rispetto e la soffernza di un mreridione italiano destinato all'esclusione permanete.
Tuttavia il resoconto del giornalista e la logica che abbiamo potuto vedere e spero di non verificare parlano di una livorno meridionalizzata.
Questo non è accettabile da qualsiasi parte lo si veda, destra, sinistra e grillismo.
Dobbiamo arginare questa deriva qualunquista e disfattista e dobbiamo farlo soprattutto preservando i nostri beni comuni, le nostre proprietà comuni. In un'epoca in cui spero si comincino a chiamare le respoinsabilità di ciò che accade con nome e cognome, da ricordarlo bene ai partiti e soprattutto alla gente per le proissime elezioni aminstrative.
Mi sembra che quello che abbiamo visto suoni come campanello di allarme per tutta l'operazione nuovo ospedale. Non mi sembra questa la via di andare in paradiso.. e nemmeno a Montenero, fermo restando che poi qualcuno dovrà dirci come sta procedendo la gara appaunto per il progetto di costruzione del nuovo nosocomio..tralasciando pietosamente per ora la richiesta di capire da parte degli operatori sanitari nonchè colleghi a che punto è il progressivo cambio nel governo clinico con "l'intensità di cura".

giovedì 14 marzo 2013

Una giornata di grande gioia





FRANCESCO; il mio cuore trepida per la speranza di una Chiesa popolo che sappia amare il mondo. Sono sicuro che saprai guidarci anche su sentioeri impervi e tortuosi

Dalla Benedezione URBI et ORBI, appena eletto Vescovo di Roma:
..E adesso, incominciamo questo cammino: Vescovo e popolo. Questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese. Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi. Preghiamo sempre per noi: l’uno per l’altro. Preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza. Vi auguro che questo cammino di Chiesa, che oggi incominciamo e nel quale mi aiuterà il mio Cardinale Vicario, qui presente, sia fruttuoso per l’evangelizzazione di questa città tanto bella!
E adesso vorrei dare la Benedizione, ma prima – prima, vi chiedo un favore: prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica: la preghiera del popolo, chiedendo la Benedizione per il suo Vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me.

venerdì 8 marzo 2013

Intervento per l'assemblea comunale del dopo voto


Carissimi amici, si potrebbe anche tacere e come solitamente si fa in queste occasioni stare  a vedere gli sviluppi e aspettare, poi magari salire al volo sul treno che meglio sembra piazzato, quello meglio destinato; ricollocarsi come si dice in questi casi.
Invece voglio parlare. E vorrei sentire parlare molti.
 Parlare perché il momento è denso di significati, molti negativi, altri, pochi, anche positivi, ma è un momento che voglio vivere e  non subire.
E’ il mio modo di concepire l’agire politico: dire con convinzione le proprie idee sperando che trovino terreno fertile di condivisione o almeno di dialogo.
Non mi  piace l’idea che nel nostro partito possa prevalere una discussione dei corridoi, delle segrete stanze, come comunemente si pensa.
Non sono ingenuo e so, come  tutti sappiamo, che così avviene abitualmente..ma proprio anche da uno stile nuovo si può e si deve  ripartire.

Perché è fuori di ogni logico dubbio che di ripartenza si tratta.
Ora si può stare a dire che comunque una base sostanziosa di elettorato ancora c’è, le difficoltà della crisi, le difficoltà di comunicare ecc., ecc.
Il dato saliente è però quello di una sconfitta senza possibilità di appello.
E’ la bocciatura, per quanto ci riguarda, di un partito e di un modo di governare questo territorio.
Troppi buchi, troppi fueros. Troppe amnesie.
Non si tratta di mettere sulla graticola nessuno, almeno questo non è il mio stile, né il signor Sindaco e la sua giunta, né il signor segretario con i suoi fidi e baldi collaboratori.
Però il bisogno di una risposta esiste.
Non dobbiamo smarcare il problema, pensando al futuro come se il presente non esistesse mai; spostando sempre più in la l’asticella per non affrontare mai fino in fondo le questioni.
Esigiamo tutti una risposta  sul qui e sull’ora, chiara e efficace; fuori da ogni fumoso verbalismo.

Assumendomi fino in fondo le responsabilità personali del ruolo che sicuramente con molta insufficienza ho giocato e continuo ad avere, ma con sicura onestà intellettuale e morale, dico che la nostra azione, la mia azione, non è riuscita ad essere condivisa dai nostri concittadini e noi non siamo riusciti a condividere le loro amarezze, il loro disagio, le loro incazzature.
Troppe volte anche noi abbiamo governato, condividendone quindi le responsabilità, senza avere chiaro in testa che progetto stessimo seguendo; quale logica unitaria vi fosse dietro ogni atto, ogni presa di posizione.
Non siamo stati chiari su molte questioni, né come amministrazione né come partito, inutile ora stare qui a ricordarcele. O forse sarebbe meglio farlo.



Abbiamo accumulato ritardi praticamente su ogni scadenza che contasse. Sicuramente giustificazioni ne potremmo contare a bizzeffe ma la gente ci giudica da ciò che vede.

Non è facile populismo quello che chiedo, ma qualcosa di più profondo (abbiamo visto poi come certi brindisi finiscono).
 Il politico ha come obbligo morale quello di riuscire a sentire le cose che sente la propria gente e per questo riuscire in primis a farsi amare, desiderare oserei dire dalla propria gente.
Noi in larga misura siamo stati dichiarati indesiderabili, lo si voglia o no.

La politica non può solo essere scientifica gestione del potere (quando va bene),la politica deve esprimere alti valori di riferimento ma in una logica pedagogica.
I nostri concittadini davanti ad una crisi che ha investito tutto, dal lavoro alla tenuta delle famiglie, dalla cultura, al decoro cittadino, alla disgregazione del tessuto giovanile non più capace di trovare spazi e possibilità di incidere ci ha visti troppe volte ripiegati a difendere uno status quo ormai fuori dal tempo e fuori dalle logiche che corrono nel mondo e per questo ci ha puniti.
Hanno visto qualcuno capace di fare..? no, non credo proprio; hanno chiesto aiuto a chi parlava la loro lingua, esprimeva il loro disagio così forte, così violento.
Non troveranno facili risposte neanche loro e tutti lo sanno, ma era necessario avvisarci che il tempo è terminato.

Io d’altro canto ho visto e vissuto una conferenza programmatica  che non ha avuto sbocchi di nessun tipo; che oltre la pompa magna delle sacre liturgie del potere è rimasta tutta sulla carta;  
Ho assistito ad un partito che si sventrava su primarie  e primariette con attori che si sono mantenuti ben fuori dai riflettori mentre tutti sapevano che stavano tramando.
Ho visto il dileggio di compagni di partito solo per il fatto che osavano mettere in discussione gli ordini di scuderia.
Ho visto trascinare un segretario di partito che stava portando avanti un lavoro onorevole e  sul quale si era impegnato e aveva chiesto impegno, nel mezzo di una rissa preelettorale che ha fatto rabbrividire.
Ho assistito a riunioni di direzioni dove ci si accusava a vicenda di avere scheletri negli armadi (congresso del 1999 quando io tra l’altro non ero neanche nato)



Si assiste da tempo impotenti ad una guerra insidiosa mai dichiarata tra il sindaco e parti consistenti di partito;
E poi ci lamentiamo di aver avuto difficoltà?

Io penso con molta umiltà che sia arrivato il tempo di cambiare passo, ma veramente, concretamente e urgentemente. Prima addirittura del nostro congresso. E’ urgente dare segnali chiari subito o per noi sarà molto difficile arginare e riprenderci dalla  sconfitta.  
L’emorragia che si è aperta con queste elezioni politiche non illudiamoci possa fermarsi per volontà divina o perché poi alla fine i nostri concittadini si sono sbagliati e prima o poi torneranno a miti e migliori consigli, riprendendo il loro posto nell’ovile.
La botta c’è stata, è stata dolorosa e irreversibile.

O apriamo finalmente questo partito ad altri più freschi e capaci di noi o siamo destinati ad anni di marginalità rispetto agli eventi.
O ci decidiamo a dare forti segnali sul versante amministrativo assumendoci anche i rischi di  cominciare a stravolgere un sistema compiuto ma ormai fuori dal tempo che non può più permettersi il privilegio di pochi a discapito di tanti (mi riferisco in particolare alle municipalizzate e alle partecipate ma anche al sociale e alle politiche urbanistiche) nel rapporto tra politica e burocrazia dove deve prevalere sempre l’azione politica che sia forte, sganciata oppure dovremo pensare e forse sperare che anche qui altri possano fare quello che noi non siamo riusciti a fare.

Dico questo non per volontà autopunitiva ma pensando sempre al riferimento che tutti dovremo avere in testa , anche prima di ogni legittima aspirazione personale, il bene comune di questa città, di questo popolo.
Non tutto sarà facile, anzi tutto sarà molto difficile e complesso.
Non esistono in questo tempo risposte sicure e certe, da nessuna parte.
La crisi non ci porterà alla fine del giro al punto di partenza, ormai mi sembra abbastanza chiaro.
Abbiamo bisogno di sviluppare conoscenze e politiche che siano anche scommesse, sperimentali.
Ad esempio ci arriverà con tutta la sua forza dirompente la questione sociale addosso. Ci travolgerà tutti, noi del PD, o i grillini, o altri.
E’ un dato ineludibile. Qui si tratta di capire per tempo, ammesso che ci sia dato tutto il tempo necessario,  di quale politiche nuove dobbiamo inventarci. Perché appare del tutto insufficiente quello che la nostra città in questo momento oggettivamente può mettere in campo per arginare tale marea.


Non si tratta più di esserci per pavoneggiarsi, o pensare a future personali strade.
Dobbiamo chiederci cosa vogliamo, cosa siamo disposti a dare, anche di personale.
Non possiamo pensare ad un agire politico neutro che ci permetta un carrierismo politico gratuito.
Deve finire il tempo dei senatori, degli onorevoli o dei consiglieri regionali o comunali pilotati e garantiti e deve iniziare quello della gente, che costantemente riesca a comprendere quello che sta succedendo.

Dobbiamo contribuire noi a spazzare le lordure di una politica affaristica e lobbistica, nelle banche, nella portualità, nella sanità, nelle aziende che ci appartengono e così via o come abbiamo visto saranno altri a farlo.
E’ finito un sistema di consenso che a suo modo ha cercato di mantenere una coesione sociale ma che oggi non esiste più se non nei fantasmi che qualcuno nel nostro partito continua a vedere.
Il nostro sindaco ad esempio si vanta e a ragione che durante la sua azione amministrativa nessuno è stato assunto nelle partecipate: è possibile dirlo per altri tempi  o per  altre situazioni?
Di chi è AAMPS, o SPIL o ASA; di nessuno di noi, di tutti noi.
Sono elementi di crescita per tutta la città o elefanti burocratizzati e controllati da pochi nell’interesse non generale, ma di consenso?
E se poi anche non funzionassero, a che pro mantenere situazioni ormai immantenibili?
Come rivendico come positive invece le politiche sul trasporto pubblico che finalmente anche se con sacrifici ci hanno posto su un mercato più generale, in una giusta dimensione, contenti o non contenti.

Non possiamo esserci per mantenere le cose a posto ma dobbiamo esserci per incarnare una nazione e una città bene comune, fresca, pulita, mai autoreferenziale, dinamica;
 pronti a collaborare ma anche a ritirarci quando il tempo è finito, ognuno per ritornare alla sua famiglia, alle sue cure, al suo spirito.
Non siamo persone che possono andare bene per ogni tempo. Dobbiamo vivere la nostra esperienza con il senso del limite.
Dobbiamo pensare alle nostre strutture, partitiche, mentali e concettuali non con la pesantezza del cemento armato e dell’acciaio, ma come tende, con la leggerezza che le è propria, capaci di essere smontate e pronte in un attimo a seguire il cammino del popolo.


Dobbiamo fare questo soprattutto fidandoci delle nostre forze e delle nostre idee; di noi stessi. Non possiamo più mercanteggiare posti e idee in alleanze che ci portano all’autodistruzione.
Poi se non saremo sufficienti, la politica ci insegna le strade della collaborazione, della condivisione e del compromesso leale, concreto e perseguibile.
In un anno abbiamo la possibilità, la forza e le persone per riallacciare un legame di fiducia con la gente; dopo non ci rimane nulla.
Non sarà facile e dobbiamo evitare qualsiasi illusionismo e qualsiasi pifferaio magico.
Non ci sono più posti al sole. Ognuno faccia la parte che è chiamato a fare in spirito di autentico servizio e lealtà, ad ognuno poi toccherà secondo ciò che gli spetta.