Dopo un pò di tempo è necessario riaprire questo blog.
Le cose si sono susseguite frenetiche, importanti avvenimenti politici stanno cambiando gli assetti a cui ci eravamo colpevolmente abituati.
Ora il problema che ho è quello di spiegare alle tante persone che me lo chiedono perchè alle prossime primarie dell'8 dicembre dovrebbero votare Renzi.
La risposta è complessa, riguarda molti aspetti sia all'interno del PD che fuori del partito; alcune volte anche contraddittori, lo ammetto.
Certo che guardando alla situazione livornese appare ancora molto più difficile. Livorno come al solito paga dazio anche nel rinnovamento.
La causa principale è non avere uomini e donne capaci di interpretare il nuovo; questione culturale. Uomini e donne che in maggioranza provengono da una cultura fallimentare e che stanno cercando a fatica di ricostruire un percorso culturale-ideale senza tuttavia trovare mezzi adeguati.
E' questo il problema di cercare chi possa rappresentare il rinnovamento, anche a Roma; semplcemente non ci sono.
Svegliamoci se vogliamo cambiare davvero, magari facendo un passo indietro ( e lo dico ai tanti renziani livornesi della prima e della seconda ora) anche se mi è stato sempre detto che in politica non dobbiamo mai farlo!
Tuttavia la gente è stanca, colpevolemnte arrendevole e capisco che in questa tragedia valoriale e di responsabilità qualcuno pensa che sia facile facile ritrovare una verginità ormai irrimediabilmente perdita. Francamente non conta chi è arrivato prima a gridare o sberciare, tutto dipende dalla storia che uno si porta sulle spalle e questa nessuno può cambiarala..anche se io credo comunque nalla possibilità di convertirsi.
giovedì 28 novembre 2013
martedì 4 giugno 2013
I DOVERI DEL PD
Un'opinione pubblica sconcertata e disamorata non tollererebbe da quello che allo stato è il maggior partito politico del Paese l'aprirsi di una fase congressuale tutta incentrata sui regolamenti di conti interni, segno infallibile di una dialettica ripiegata su se stessa, e meno ancora gradirebbe le alchimie che alcuni giornali, tanto per attizzare le discordie interne, iniziano a distillare nel senso per cui se “gli ex dc” hanno avuto i maggiori incarichi di governo allora “gli ex pci”debbono controllare il Partito …
Ecco, se si deve cominciare da qualche parte a ricostruire il PD allora è bene evitare in qualunque circostanza di dire “noi e loro”, e diffidare di chiunque continui a usare simili espressioni. Anche perché, detto sottovoce, non è che in questi anni abbiamo assistito a chissà quali battaglie ideologiche o di principio, all’ interno del PD: quasi sempre i nostri scontri interni sono stati motivati da obiettivi assai più terra terra
(Giovanni Bianchi-Circoli Dossetti)
Ecco, se si deve cominciare da qualche parte a ricostruire il PD allora è bene evitare in qualunque circostanza di dire “noi e loro”, e diffidare di chiunque continui a usare simili espressioni. Anche perché, detto sottovoce, non è che in questi anni abbiamo assistito a chissà quali battaglie ideologiche o di principio, all’ interno del PD: quasi sempre i nostri scontri interni sono stati motivati da obiettivi assai più terra terra
(Giovanni Bianchi-Circoli Dossetti)
giovedì 16 maggio 2013
Di incultura si muore....SOS Livorno
Oggi appare molto difficile intervenire in una situazione cittadina che appare bloccata.
Dopo tanto tempo mi sono preso un'oretta che ho passato in uno dei punti più suggestivi, almeno per me, di Livorno. Guardando il mare solcato da due grandi navi commerciali, e sulla destra una città poco operosa, poco curata, con persone che mi sembravano, mi apparivano, distanti dai miei pensieri.
Una decadenza vera, con spiragli di bellezza, quelli di una natura buona con questa città , e proprio per questo ancora più accentuata, maggiormente percepita.
Poi ho sentito alla radio dell'annuncio fatto dal sindaco di Lucca e dal suo assessore alla cultura della apertura notturna dei musei e dei luoghi più significativi di quella città.
Il pensiero rivolto alle nostre fortezze, incustodite, abbandonate. La discussione aperta in città sulla vita serale e notturna. Tutto approssimativo, tutto da inventare, con un immobilismo pauroso frutto non di mancanza di denaro, di risorse, almeno non solo,ma frutto di una paralisi di fantasia, di proposta, di valori culturali da condividere.
Una politica della cultura nella migliore delle ipotesi fatta di presenzialismo a qualche evento ma nessuna strategia, nessun richiamo a possibili cammini, completamente afasica per quattro lunghi interminabili anni
Una città senza cultura muore; anche senza lavoro, senza risorse economiche mi verrà detto, e anche con forza..avranno, anzi hanno ragione.
Ma senza cultura non si lascia neanche il ricordo ...si condannano generazioni intere, e già sta avvenendo, alla insignificanza, alla incapacità di distinguere tra bello e brutto, alla svogliatezza mentale, alla incomprensione della bellezza del confronto e della ricerca .
Uno degli assi della prossima stagione ammistrativa dovrà essere proprio questo. Costruire una équipe che condividendo la fatica del confronto sappia rilanciare un progetto culturale della città e sulla città . Anche a costo di mendicare presenze di significato.
Una cultura di spessore , alta, onnicomprensiva...ossessionatamente presente.
Fossi sindaco sarebbe una delle deleghe che mi terrei stretta.
Non possiamo permettere che insignificanti amministratori di qualsiasi area politica essi siano rubino possibilità di conoscenza e di crescita ai giovani, soprattutto ai più deboli, con scarsa scolarizzazione,ma non solo. Non dobbiamo permettere che pseudo intellettuali da quattro soldi rubino futuro ai nostri giovani perché loro stessi sono imprigionati in vite di bruttura e di lardo intellettuale e non sono capaci di indicare cammini di sensibilità al bello, che probabilmente nei loro sovietici cammini non hanno ma sperimentato.
Dopo tanto tempo mi sono preso un'oretta che ho passato in uno dei punti più suggestivi, almeno per me, di Livorno. Guardando il mare solcato da due grandi navi commerciali, e sulla destra una città poco operosa, poco curata, con persone che mi sembravano, mi apparivano, distanti dai miei pensieri.
Una decadenza vera, con spiragli di bellezza, quelli di una natura buona con questa città , e proprio per questo ancora più accentuata, maggiormente percepita.
Poi ho sentito alla radio dell'annuncio fatto dal sindaco di Lucca e dal suo assessore alla cultura della apertura notturna dei musei e dei luoghi più significativi di quella città.
Il pensiero rivolto alle nostre fortezze, incustodite, abbandonate. La discussione aperta in città sulla vita serale e notturna. Tutto approssimativo, tutto da inventare, con un immobilismo pauroso frutto non di mancanza di denaro, di risorse, almeno non solo,ma frutto di una paralisi di fantasia, di proposta, di valori culturali da condividere.
Una politica della cultura nella migliore delle ipotesi fatta di presenzialismo a qualche evento ma nessuna strategia, nessun richiamo a possibili cammini, completamente afasica per quattro lunghi interminabili anni
Una città senza cultura muore; anche senza lavoro, senza risorse economiche mi verrà detto, e anche con forza..avranno, anzi hanno ragione.
Ma senza cultura non si lascia neanche il ricordo ...si condannano generazioni intere, e già sta avvenendo, alla insignificanza, alla incapacità di distinguere tra bello e brutto, alla svogliatezza mentale, alla incomprensione della bellezza del confronto e della ricerca .
Uno degli assi della prossima stagione ammistrativa dovrà essere proprio questo. Costruire una équipe che condividendo la fatica del confronto sappia rilanciare un progetto culturale della città e sulla città . Anche a costo di mendicare presenze di significato.
Una cultura di spessore , alta, onnicomprensiva...ossessionatamente presente.
Fossi sindaco sarebbe una delle deleghe che mi terrei stretta.
Non possiamo permettere che insignificanti amministratori di qualsiasi area politica essi siano rubino possibilità di conoscenza e di crescita ai giovani, soprattutto ai più deboli, con scarsa scolarizzazione,ma non solo. Non dobbiamo permettere che pseudo intellettuali da quattro soldi rubino futuro ai nostri giovani perché loro stessi sono imprigionati in vite di bruttura e di lardo intellettuale e non sono capaci di indicare cammini di sensibilità al bello, che probabilmente nei loro sovietici cammini non hanno ma sperimentato.
martedì 23 aprile 2013
Costi quel che costi
Non si tratta più da che parte stare, chi votare, quale sia
il meno peggio.
La coscienza politica rimanda sempre, prima o poi ad una
coscienza etica, individuale.
Quella parte in cui ognuno si guarda in verità, in cui cerca
la Via.
C’è in questo senso anche una coscienza collettiva; una
coscienza personalistica-comunitaria che ci fa riconoscere parte di un
progetto, non di un sogno..che guarda a futuri alieni ma a certezze che
dobbiamo cercare di vivere nella nostra quotidianità.
Magari in maniera non sempre lineare, con qualche caduta;
cercando sempre però coerenza. Una coerenza sempre più difficile da sostenere.
In una rincorsa di personalismi singoli e astiosi ci deve essere una strada
invece di personalismo comunitario. Ci deve essere anche in politica, anche nei
partiti.
Mi sembra che sia proprio questo che stia mancando. E questo
è una linfa vitale per credere in una appartenenza, per credere ad un progetto
verificabile, soprattutto nelle nostre vite.
Si è rotto un certo modo di essere nella politica che penso
in maniera forte riguardi coloro che nel cristianesimo e nelle scelte politiche
conseguenti pongono un elemento fermo di
appartenenza e di impegno.
Penso sia arrivato il momento di marcare la “differenza
cristiana”. Marcare una differenza non significa rinunciare all’incontro,
significa porre un servizio di chiarezza a tutta una comunità.
Non significa condurre crociate. Significa chiedersi come
faceva Luigi Bobba quale sia “il posto dei cattolici” e come faceva Enzo
Bianchi quale sia “la differenza cristiana”.
Dall’analisi e dalla discussione su questi due impegnativi
interrogativi potrà rinascere una nuova identità pronta a cogliere le sfide del
nostro tempo e dei nostri luoghi.
Sento tutta l’insufficienza della forza di proposta politica
degli attuali competitor politici e vedo con sgomento il ridursi di tanti
cattolici, anche nel mio partito, a servitori insipienti di idee deboli, nel
tentativo esclusivo di ritagliarsi spazi
che pagheranno ad alto prezzo.
Mi chiedo se non valga la pena ritirarsi per un po’ e capire
insieme alla comunità cui apparteniamo quale sfide di laicità e impegno
politico sia necessario sostenere per offrire reali ”vie di fuga” da incertezze
e disvalori che stanno diventando il pane quotidiano di una politica sempre più
distante dalle reali esigenze di chi vive quotidianamente la propria esistenza
nel dubbio del domani e nel dubbio di riuscire a fornire risposte elle proprie
famiglie, ai propri figli.
Non mancherà certo il tempo in questo ultimo scorcio di
governo cittadino capire, se vogliamo, quali modalità serviranno per porre in
essere una più incisiva e più chiara proposta.
Rimanere alla finestra e soggiacere a tutte le arie che
tirano sarebbe non risponedere in
termini postivi a quella che comunque per ognuno di noi rimane una Chiamata,
una Vocazione, almeno che queste parole appaiano oggi prive i contorni definiti
e ormai da rottamare sull’altare del moloch di esserci comunque e sempre, costi
quel che costi.
martedì 16 aprile 2013
A Dinora con tutto l'affetto!!
Ho saputo adesso di ciò che è accaduto questa mattina in Comune.
Dinora è una ragazza molto sensibile, forse troppo per questi tempi dove tutto sembra scorrere senza che nulla interessi a nessuno.
In questi anni in cui ho potuto frequentarla e conoscerla un pò ho capito la sua anima schietta, non compromissoria.
Mi auguro che questo incidente occorsole possa riportare un pò tutti nella misura di quello che stiamo facendo.
Non vale la pena per nessuna cosa al mondo compiere atti sopra le righe.
Anche nelle cose che facciamo un grado di limitatezza e di sobrietà forse non guasterebbe.
In fin dei conti i più deboli poi sono quelli che soccomberebbero.
Forza Dinora e poi se vorrai ci dirai cosa volevi che noi capissimo.
Dinora è una ragazza molto sensibile, forse troppo per questi tempi dove tutto sembra scorrere senza che nulla interessi a nessuno.
In questi anni in cui ho potuto frequentarla e conoscerla un pò ho capito la sua anima schietta, non compromissoria.
Mi auguro che questo incidente occorsole possa riportare un pò tutti nella misura di quello che stiamo facendo.
Non vale la pena per nessuna cosa al mondo compiere atti sopra le righe.
Anche nelle cose che facciamo un grado di limitatezza e di sobrietà forse non guasterebbe.
In fin dei conti i più deboli poi sono quelli che soccomberebbero.
Forza Dinora e poi se vorrai ci dirai cosa volevi che noi capissimo.
martedì 9 aprile 2013
Il tempo che verrà
In attesa che il consiglio comunale compia l'ennesimo lavoro di valutazione politica di una fase in perenne mobilità nazionale e locale; mentre le forze politiche cittadine sembrano proiettarsi ormai verso le nuove scadenze elettorali amministrative, la situazione complessiva della città subisce ulteriori negativi contraccolpi lavorativi ed economici soprattutto per quanto riguarda il porto.
Ieri nel consiglio dedicato alla votazione del documento della III e VII commissione, il commento più lucido, la trattazione più eloquente è stata quella del Sindaco.
Sostanzialemnte due sono le cose che ha sottolineato o almeno che mi hanno più interessato e che ho condiviso in pieno; magari ovvie, ma significative se ripetute nell'assise maggiore della città.
La necessità di inquadrare la situazione livornese nel più ampio spazio della situazione nazionale, e chi non riesce a farlo rimarrà impantanato in una lettura insufficiente per governare o pensare di divenire protagonisti della scena politica cittadina e poi il passaggio più significativo, drammatico, dove ha sottolineato e lasciato intendere che oltre a tutti i possibili rallentamenti istituzionali, legggi Gallanti e autorità portuale, si deve compiere un patto di non belligeranza tra lgi operatori, in particolare sottolineando il ruolo della compagnia portuali che certo non è stato di aiuto in questa ultima fase.
Mi sembra che segni di cambiamenti epocali si stanno ormai registrando da molto anche in quella che appare ad una analisi superficiale la sonnacchiosa Livorno.
Si è interrotto quel circuito che per tatnti versi ha funzionato ma che era poi diventato un corto circuito tra compagia portuali, partito e istituzioni.
E il partito che al di là di quel che si possa pensare non è mai stato e mai sarà la continuazione di una esperienza ormai sotterrata, ne è stato l'attore principale, nolente o volente.
Chiunque si adoperi e si scalmani per protagonismi personali tuonando dal nord e in nome di ossequietà a linee dettate dal centro e con vessilli di superata memoria farebbe bene a pensare che il confronto ormai ha necessità di persone autorevoli non perchè con pedigree rosso lampante, ma che hannoalle spalle percorsi approfonditi di sudio, di sacrificio e di lavoro che hanno sempre respirato l'aria fresca dei quartieri e non l'aria consumata delle stanze, dove si consumano perenni riunioni autorefernziali.
Ieri nel consiglio dedicato alla votazione del documento della III e VII commissione, il commento più lucido, la trattazione più eloquente è stata quella del Sindaco.
Sostanzialemnte due sono le cose che ha sottolineato o almeno che mi hanno più interessato e che ho condiviso in pieno; magari ovvie, ma significative se ripetute nell'assise maggiore della città.
La necessità di inquadrare la situazione livornese nel più ampio spazio della situazione nazionale, e chi non riesce a farlo rimarrà impantanato in una lettura insufficiente per governare o pensare di divenire protagonisti della scena politica cittadina e poi il passaggio più significativo, drammatico, dove ha sottolineato e lasciato intendere che oltre a tutti i possibili rallentamenti istituzionali, legggi Gallanti e autorità portuale, si deve compiere un patto di non belligeranza tra lgi operatori, in particolare sottolineando il ruolo della compagnia portuali che certo non è stato di aiuto in questa ultima fase.
Mi sembra che segni di cambiamenti epocali si stanno ormai registrando da molto anche in quella che appare ad una analisi superficiale la sonnacchiosa Livorno.
Si è interrotto quel circuito che per tatnti versi ha funzionato ma che era poi diventato un corto circuito tra compagia portuali, partito e istituzioni.
E il partito che al di là di quel che si possa pensare non è mai stato e mai sarà la continuazione di una esperienza ormai sotterrata, ne è stato l'attore principale, nolente o volente.
Chiunque si adoperi e si scalmani per protagonismi personali tuonando dal nord e in nome di ossequietà a linee dettate dal centro e con vessilli di superata memoria farebbe bene a pensare che il confronto ormai ha necessità di persone autorevoli non perchè con pedigree rosso lampante, ma che hannoalle spalle percorsi approfonditi di sudio, di sacrificio e di lavoro che hanno sempre respirato l'aria fresca dei quartieri e non l'aria consumata delle stanze, dove si consumano perenni riunioni autorefernziali.
martedì 2 aprile 2013
Da un welfare perdente ad un welfare generativo
Venerdi 05 04 alle ore 15,30 ho convocato la V commissione consigliare.
La assessora Roncaglia ci esporrà lo stato dell'arte dei servizi sociali della città e soprattutto i report della situazione che emerge da una prima analisi dei bisogni valutati nell'anno trascorso e di quelle che sono le proiezioni future.
Appare sconcertante il progressivo e veloce aumento di necessità di porre argine alle numerose richieste di lotta alla povertà.
Appare anche del tutto evidente che nuovi scenari, e non proprio rosei,si stanno aprendo anche nella nostra città che comunque fino ad ora aveva ed ha messo in campo sostanziose energie economiche e organizzative per far fronte alle tradizionali forme di povertà.
Tutto questo non sarà sufficiente e l'ora di un nuovo welfare, anche locale, ma credo sopratttutto nazionale penso sia veramente giunto.
Il fatto che durante la campagna elettorale ultima e anche adesso nello scompaginato tentativo di darsi un governo la questione sociale e delle nuove povertà ma anche la possibilità di intravedre un nuovo welfare (generativo) non sia presente nelle preoccupazioni di alcuna agenda la dice lunga delle difficoltà e delle paure che una politica autorefernziale ha nel toccare questi temi.
Noi adesso apriamo una discussione, spero veloce, vorrei coinvolgere quanti più attori possibili, dagli assistenti sociali, ai dirigenti dei servizi fino al terzo settore con tante associazioni.
Solo una rete che vede nel welfare anche e soprattutto un tentativo di generare valore sociale positivo potrà aiutarci a creare nuove e utili strategie.
Noi proviamo a crederci iniziando anche da una ricognizione di come sono state allocate e ridistribuite fino ad oggi le cospicue somme che l'amministrazione comunale ha riversato nel sostegno alla lotta delle marginalità.
Poi molto dipenderà dalle volontà anche degli attori politici che riusciranno a scendere su questi delicati campi, poco affidabili nel creare consenso politico; molto impegnativi nel dire io mi schiero con chi non ha nulla.
La assessora Roncaglia ci esporrà lo stato dell'arte dei servizi sociali della città e soprattutto i report della situazione che emerge da una prima analisi dei bisogni valutati nell'anno trascorso e di quelle che sono le proiezioni future.
Appare sconcertante il progressivo e veloce aumento di necessità di porre argine alle numerose richieste di lotta alla povertà.
Appare anche del tutto evidente che nuovi scenari, e non proprio rosei,si stanno aprendo anche nella nostra città che comunque fino ad ora aveva ed ha messo in campo sostanziose energie economiche e organizzative per far fronte alle tradizionali forme di povertà.
Tutto questo non sarà sufficiente e l'ora di un nuovo welfare, anche locale, ma credo sopratttutto nazionale penso sia veramente giunto.
Il fatto che durante la campagna elettorale ultima e anche adesso nello scompaginato tentativo di darsi un governo la questione sociale e delle nuove povertà ma anche la possibilità di intravedre un nuovo welfare (generativo) non sia presente nelle preoccupazioni di alcuna agenda la dice lunga delle difficoltà e delle paure che una politica autorefernziale ha nel toccare questi temi.
Noi adesso apriamo una discussione, spero veloce, vorrei coinvolgere quanti più attori possibili, dagli assistenti sociali, ai dirigenti dei servizi fino al terzo settore con tante associazioni.
Solo una rete che vede nel welfare anche e soprattutto un tentativo di generare valore sociale positivo potrà aiutarci a creare nuove e utili strategie.
Noi proviamo a crederci iniziando anche da una ricognizione di come sono state allocate e ridistribuite fino ad oggi le cospicue somme che l'amministrazione comunale ha riversato nel sostegno alla lotta delle marginalità.
Poi molto dipenderà dalle volontà anche degli attori politici che riusciranno a scendere su questi delicati campi, poco affidabili nel creare consenso politico; molto impegnativi nel dire io mi schiero con chi non ha nulla.
lunedì 25 marzo 2013
Succede anche questo; alla vigilia della commissione sul sociale del comune di Livorno.
TERRIFICANTE!!!!
I bambini più poveri della scuola pubblica di Vigevano non possono usufruire della mensa. Per ordine del sindaco Andrea Sala, ai bambini le cui famiglie non possono permettersi di pagare la retta prevista dalla mensa scolastica, è impedito di mangiare un pasto caldo. I bimbi in questione – lo raccontano le famiglie stesse – vengono da nuclei familiari particolarmente in difficoltà, le stesse famiglie alle quali il sindaco ha scelto di tagliare ogni agevolazione fino a questo momento prevista in relazione alla retta per la mensa.
Il sindaco leghista Sala si è proposto quale primo obiettivo la lotta ai furbetti dell’insoluto, persone appartenenti a una fascia di reddito alta che continuano a percepire per la mensa dei propri figli, i bonus previsti per le famiglie più disagiate. Questa lotta ha però finito per investire proprio quei bimbi le cui famiglie provengono realmente da contesti economici meno agiati. Le Iene hanno deciso di vederci chiaro e, dopo aver raccolto l’appello di queste famiglie e delle maestre – alcune delle quali sono perfino scese in piazza per protestare contro “le aule ghetto” – hanno intervistato il sindaco Sala.
All’uomo è stato contestato il fatto che alle famiglie dei piccoli in questione viene non solo proibita la mensa, ma addirittura i bambini sono costretti a mangiare esclusivamente un panino. In caso contrario, i piccoli vengono ammoniti con note sul diario da far firmare ai rispettivi genitori. Interrogato sulla questione, il sindaco ha risposto di non vedere il problema visto che le famiglie hanno la possibilità di venire a prendere i loro figli qualora non potessero permettersi di pagare la mensa scolastica. Dopo la denuncia delle Iene la polemica si è scatenata sul web e non solo. (Da Affari Italiani.it)
martedì 19 marzo 2013
Non è possibile!
Ho letto solo sui giornali dello stato di abbandono in cui verserebbe la struttura ex direzionale di Monterotondo.
Se fosse confermato quello che viene scritto, e cercherò di appurarlo, sarebbe un insulto a tutta la popolazione livornese.
Centinaia di migliaia di euro pubblici in fumo nel completo disinteresse generale, soprattutto della dirigenza ASL e del mondo politico.
Speravo che tali cose fossero viste solo in Reporter televisivi dall'altra parte dell'Italia, con tutto il rispetto e la soffernza di un mreridione italiano destinato all'esclusione permanete.
Tuttavia il resoconto del giornalista e la logica che abbiamo potuto vedere e spero di non verificare parlano di una livorno meridionalizzata.
Questo non è accettabile da qualsiasi parte lo si veda, destra, sinistra e grillismo.
Dobbiamo arginare questa deriva qualunquista e disfattista e dobbiamo farlo soprattutto preservando i nostri beni comuni, le nostre proprietà comuni. In un'epoca in cui spero si comincino a chiamare le respoinsabilità di ciò che accade con nome e cognome, da ricordarlo bene ai partiti e soprattutto alla gente per le proissime elezioni aminstrative.
Mi sembra che quello che abbiamo visto suoni come campanello di allarme per tutta l'operazione nuovo ospedale. Non mi sembra questa la via di andare in paradiso.. e nemmeno a Montenero, fermo restando che poi qualcuno dovrà dirci come sta procedendo la gara appaunto per il progetto di costruzione del nuovo nosocomio..tralasciando pietosamente per ora la richiesta di capire da parte degli operatori sanitari nonchè colleghi a che punto è il progressivo cambio nel governo clinico con "l'intensità di cura".
Se fosse confermato quello che viene scritto, e cercherò di appurarlo, sarebbe un insulto a tutta la popolazione livornese.
Centinaia di migliaia di euro pubblici in fumo nel completo disinteresse generale, soprattutto della dirigenza ASL e del mondo politico.
Speravo che tali cose fossero viste solo in Reporter televisivi dall'altra parte dell'Italia, con tutto il rispetto e la soffernza di un mreridione italiano destinato all'esclusione permanete.
Tuttavia il resoconto del giornalista e la logica che abbiamo potuto vedere e spero di non verificare parlano di una livorno meridionalizzata.
Questo non è accettabile da qualsiasi parte lo si veda, destra, sinistra e grillismo.
Dobbiamo arginare questa deriva qualunquista e disfattista e dobbiamo farlo soprattutto preservando i nostri beni comuni, le nostre proprietà comuni. In un'epoca in cui spero si comincino a chiamare le respoinsabilità di ciò che accade con nome e cognome, da ricordarlo bene ai partiti e soprattutto alla gente per le proissime elezioni aminstrative.
Mi sembra che quello che abbiamo visto suoni come campanello di allarme per tutta l'operazione nuovo ospedale. Non mi sembra questa la via di andare in paradiso.. e nemmeno a Montenero, fermo restando che poi qualcuno dovrà dirci come sta procedendo la gara appaunto per il progetto di costruzione del nuovo nosocomio..tralasciando pietosamente per ora la richiesta di capire da parte degli operatori sanitari nonchè colleghi a che punto è il progressivo cambio nel governo clinico con "l'intensità di cura".
giovedì 14 marzo 2013
Una giornata di grande gioia
FRANCESCO; il mio cuore trepida per la speranza di una Chiesa popolo che sappia amare il mondo. Sono sicuro che saprai guidarci anche su sentioeri impervi e tortuosi
Dalla Benedezione URBI et ORBI, appena eletto Vescovo di Roma:
..E adesso, incominciamo questo cammino: Vescovo e popolo. Questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese. Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi. Preghiamo sempre per noi: l’uno per l’altro. Preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza. Vi auguro che questo cammino di Chiesa, che oggi incominciamo e nel quale mi aiuterà il mio Cardinale Vicario, qui presente, sia fruttuoso per l’evangelizzazione di questa città tanto bella!
E adesso vorrei dare la Benedizione, ma prima – prima, vi chiedo un favore: prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica: la preghiera del popolo, chiedendo la Benedizione per il suo Vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me.
venerdì 8 marzo 2013
Intervento per l'assemblea comunale del dopo voto
Carissimi
amici, si potrebbe anche tacere e come solitamente si fa in queste occasioni
stare a vedere gli sviluppi e aspettare,
poi magari salire al volo sul treno che meglio sembra piazzato, quello meglio
destinato; ricollocarsi come si dice in questi casi.
Invece
voglio parlare. E vorrei sentire parlare molti.
Parlare perché il momento è denso di
significati, molti negativi, altri, pochi, anche positivi, ma è un momento che
voglio vivere e non subire.
E’
il mio modo di concepire l’agire politico: dire con convinzione le proprie idee
sperando che trovino terreno fertile di condivisione o almeno di dialogo.
Non
mi piace l’idea che nel nostro partito
possa prevalere una discussione dei corridoi, delle segrete stanze, come
comunemente si pensa.
Non
sono ingenuo e so, come tutti sappiamo,
che così avviene abitualmente..ma proprio anche da uno stile nuovo si può e si
deve ripartire.
Perché
è fuori di ogni logico dubbio che di ripartenza si tratta.
Ora
si può stare a dire che comunque una base sostanziosa di elettorato ancora c’è,
le difficoltà della crisi, le difficoltà di comunicare ecc., ecc.
Il
dato saliente è però quello di una sconfitta senza possibilità di appello.
E’
la bocciatura, per quanto ci riguarda, di un partito e di un modo di governare
questo territorio.
Troppi
buchi, troppi fueros. Troppe amnesie.
Non
si tratta di mettere sulla graticola nessuno, almeno questo non è il mio stile,
né il signor Sindaco e la sua giunta, né il signor segretario con i suoi fidi e
baldi collaboratori.
Però
il bisogno di una risposta esiste.
Non
dobbiamo smarcare il problema, pensando al futuro come se il presente non
esistesse mai; spostando sempre più in la l’asticella per non affrontare mai
fino in fondo le questioni.
Esigiamo
tutti una risposta sul qui e sull’ora,
chiara e efficace; fuori da ogni fumoso verbalismo.
Assumendomi
fino in fondo le responsabilità personali del ruolo che sicuramente con molta
insufficienza ho giocato e continuo ad avere, ma con sicura onestà
intellettuale e morale, dico che la nostra azione, la mia azione, non è
riuscita ad essere condivisa dai nostri concittadini e noi non siamo riusciti a
condividere le loro amarezze, il loro disagio, le loro incazzature.
Troppe
volte anche noi abbiamo governato, condividendone quindi le responsabilità,
senza avere chiaro in testa che progetto stessimo seguendo; quale logica
unitaria vi fosse dietro ogni atto, ogni presa di posizione.
Non
siamo stati chiari su molte questioni, né come amministrazione né come partito,
inutile ora stare qui a ricordarcele. O forse sarebbe meglio farlo.
Abbiamo
accumulato ritardi praticamente su ogni scadenza che contasse. Sicuramente
giustificazioni ne potremmo contare a bizzeffe ma la gente ci giudica da ciò
che vede.
Non
è facile populismo quello che chiedo, ma qualcosa di più profondo (abbiamo
visto poi come certi brindisi finiscono).
Il politico ha come obbligo morale quello di
riuscire a sentire le cose che sente la propria gente e per questo riuscire in
primis a farsi amare, desiderare oserei dire dalla propria gente.
Noi
in larga misura siamo stati dichiarati indesiderabili, lo si voglia o no.
La
politica non può solo essere scientifica gestione del potere (quando va bene),la
politica deve esprimere alti valori di riferimento ma in una logica pedagogica.
I
nostri concittadini davanti ad una crisi che ha investito tutto, dal lavoro
alla tenuta delle famiglie, dalla cultura, al decoro cittadino, alla
disgregazione del tessuto giovanile non più capace di trovare spazi e
possibilità di incidere ci ha visti troppe volte ripiegati a difendere uno
status quo ormai fuori dal tempo e fuori dalle logiche che corrono nel mondo e
per questo ci ha puniti.
Hanno
visto qualcuno capace di fare..? no, non credo proprio; hanno chiesto aiuto a
chi parlava la loro lingua, esprimeva il loro disagio così forte, così
violento.
Non
troveranno facili risposte neanche loro e tutti lo sanno, ma era necessario
avvisarci che il tempo è terminato.
Io
d’altro canto ho visto e vissuto una conferenza programmatica che non ha avuto sbocchi di nessun tipo; che
oltre la pompa magna delle sacre liturgie del potere è rimasta tutta sulla
carta;
Ho
assistito ad un partito che si sventrava su primarie e primariette con attori che si sono mantenuti
ben fuori dai riflettori mentre tutti sapevano che stavano tramando.
Ho
visto il dileggio di compagni di partito solo per il fatto che osavano mettere
in discussione gli ordini di scuderia.
Ho
visto trascinare un segretario di partito che stava portando avanti un lavoro
onorevole e sul quale si era impegnato e
aveva chiesto impegno, nel mezzo di una rissa preelettorale che ha fatto
rabbrividire.
Ho
assistito a riunioni di direzioni dove ci si accusava a vicenda di avere
scheletri negli armadi (congresso del 1999 quando io tra l’altro non ero
neanche nato)
Si
assiste da tempo impotenti ad una guerra insidiosa mai dichiarata tra il
sindaco e parti consistenti di partito;
E
poi ci lamentiamo di aver avuto difficoltà?
Io
penso con molta umiltà che sia arrivato il tempo di cambiare passo, ma
veramente, concretamente e urgentemente. Prima addirittura del nostro
congresso. E’ urgente dare segnali chiari subito o per noi sarà molto difficile
arginare e riprenderci dalla sconfitta.
L’emorragia
che si è aperta con queste elezioni politiche non illudiamoci possa fermarsi
per volontà divina o perché poi alla fine i nostri concittadini si sono
sbagliati e prima o poi torneranno a miti e migliori consigli, riprendendo il
loro posto nell’ovile.
La
botta c’è stata, è stata dolorosa e irreversibile.
O
apriamo finalmente questo partito ad altri più freschi e capaci di noi o siamo
destinati ad anni di marginalità rispetto agli eventi.
O
ci decidiamo a dare forti segnali sul versante amministrativo assumendoci anche
i rischi di cominciare a stravolgere un
sistema compiuto ma ormai fuori dal tempo che non può più permettersi il
privilegio di pochi a discapito di tanti (mi riferisco in particolare alle
municipalizzate e alle partecipate ma anche al sociale e alle politiche
urbanistiche) nel rapporto tra politica e burocrazia dove deve prevalere sempre
l’azione politica che sia forte, sganciata oppure dovremo pensare e forse
sperare che anche qui altri possano fare quello che noi non siamo riusciti a
fare.
Dico
questo non per volontà autopunitiva ma pensando sempre al riferimento che tutti
dovremo avere in testa , anche prima di ogni legittima aspirazione personale,
il bene comune di questa città, di questo popolo.
Non
tutto sarà facile, anzi tutto sarà molto difficile e complesso.
Non
esistono in questo tempo risposte sicure e certe, da nessuna parte.
La
crisi non ci porterà alla fine del giro al punto di partenza, ormai mi sembra
abbastanza chiaro.
Abbiamo
bisogno di sviluppare conoscenze e politiche che siano anche scommesse,
sperimentali.
Ad
esempio ci arriverà con tutta la sua forza dirompente la questione sociale
addosso. Ci travolgerà tutti, noi del PD, o i grillini, o altri.
E’
un dato ineludibile. Qui si tratta di capire per tempo, ammesso che ci sia dato
tutto il tempo necessario, di quale politiche
nuove dobbiamo inventarci. Perché appare del tutto insufficiente quello che la
nostra città in questo momento oggettivamente può mettere in campo per arginare
tale marea.
Non
si tratta più di esserci per pavoneggiarsi, o pensare a future personali
strade.
Dobbiamo
chiederci cosa vogliamo, cosa siamo disposti a dare, anche di personale.
Non
possiamo pensare ad un agire politico neutro che ci permetta un carrierismo
politico gratuito.
Deve
finire il tempo dei senatori, degli onorevoli o dei consiglieri regionali o
comunali pilotati e garantiti e deve iniziare quello della gente, che
costantemente riesca a comprendere quello che sta succedendo.
Dobbiamo
contribuire noi a spazzare le lordure di una politica affaristica e lobbistica,
nelle banche, nella portualità, nella sanità, nelle aziende che ci appartengono
e così via o come abbiamo visto saranno altri a farlo.
E’
finito un sistema di consenso che a suo modo ha cercato di mantenere una
coesione sociale ma che oggi non esiste più se non nei fantasmi che qualcuno
nel nostro partito continua a vedere.
Il
nostro sindaco ad esempio si vanta e a ragione che durante la sua azione
amministrativa nessuno è stato assunto nelle partecipate: è possibile dirlo per
altri tempi o per altre situazioni?
Di
chi è AAMPS, o SPIL o ASA; di nessuno di noi, di tutti noi.
Sono
elementi di crescita per tutta la città o elefanti burocratizzati e controllati
da pochi nell’interesse non generale, ma di consenso?
E
se poi anche non funzionassero, a che pro mantenere situazioni ormai
immantenibili?
Come
rivendico come positive invece le politiche sul trasporto pubblico che
finalmente anche se con sacrifici ci hanno posto su un mercato più generale, in
una giusta dimensione, contenti o non contenti.
Non
possiamo esserci per mantenere le cose a posto ma dobbiamo esserci per
incarnare una nazione e una città bene comune, fresca, pulita, mai
autoreferenziale, dinamica;
pronti a collaborare ma anche a ritirarci
quando il tempo è finito, ognuno per ritornare alla sua famiglia, alle sue
cure, al suo spirito.
Non
siamo persone che possono andare bene per ogni tempo. Dobbiamo vivere la nostra
esperienza con il senso del limite.
Dobbiamo
pensare alle nostre strutture, partitiche, mentali e concettuali non con la
pesantezza del cemento armato e dell’acciaio, ma come tende, con la leggerezza
che le è propria, capaci di essere smontate e pronte in un attimo a seguire il
cammino del popolo.
Dobbiamo
fare questo soprattutto fidandoci delle nostre forze e delle nostre idee; di
noi stessi. Non possiamo più mercanteggiare posti e idee in alleanze che ci
portano all’autodistruzione.
Poi
se non saremo sufficienti, la politica ci insegna le strade della
collaborazione, della condivisione e del compromesso leale, concreto e
perseguibile.
In
un anno abbiamo la possibilità, la forza e le persone per riallacciare un
legame di fiducia con la gente; dopo non ci rimane nulla.
Non
sarà facile e dobbiamo evitare qualsiasi illusionismo e qualsiasi pifferaio
magico.
Non
ci sono più posti al sole. Ognuno faccia la parte che è chiamato a fare in
spirito di autentico servizio e lealtà, ad ognuno poi toccherà secondo ciò che
gli spetta.
giovedì 7 febbraio 2013
Roba troppo seria perchè se ne parli con coraggio
La questione della messa in vendita di azioni della Porto 2000, la società che gestisce il traffico crocieristico a Livorno, sta mettendo a dura prova i nervi di tanti. Sicuramente con ragione visto che è considerata la gallina dalle uova d'oro del porto di Livorno.
La società ha due azionisti, la Autorità Portuale con il 72 % e la camera di Commercio con il restante.
La legge 84 determina in maniera assoluta l'obbligo di dismissione della maggioranza delle società parteicipate da parte delle Autorità Portuali, invero senza nessun termine di tempo.
La corte dei Conti ha più volte richiamato negli anni la Autorità Portuale di Livorno a scendere sotto il 50% delle azioni senza tuttavia che nessuno abbia mosso un dito in questo senso.
Ultimamente l'avvocato Gallanti, presidente della Autorità Portuale di Livorno ha messo in moto il processo, cioè ricercare e nominare un advisor, un terzo, che possa valutare il valore della società, primo passaggio per la futura vendita.
La questione bollente: il valore della società stabilito in questo momento potrebbe risultare molto inferiore rispetto a quando all'adozione del Piano Regolatore del Porto la stessa Porto 2000 avrà incassato le banchine, le strutture e quant'altro.
Legittimo!!
Ma se alla fine, in particolare dopo che il comitato portuale ha dato il via libera all'unanimità all'operazione, comitato dove è presente il Sindaco e il Presidente della Provincia, si assumesse come indirizzo assoluto il fatto che la valutazione debba tenere conto dei futuri assetti del porto (bancine, alto fondale, zoninazzione, nuovo terminal ecc:) cosa osta ad andare avanti?
Se poi qualcuno pensa male , e in politica a pensare male mi si dice non si sbaglia quasi mai, e pensa che l'avvocato Gallanti insieme a qualcun altro (magari un avisor connivente) stia tramando per vendere o meglio svendere sottobanco la bellissima gallina dalle uova d'oro, e magari ad un committente che ha addirittura richiesto ad hoc la vendita, lo si dica con chiarezza e si lasci da parte linguaggi e sospetti che potrebbero solo nuocere alla nostra città; fermo restando, mi pare, che in casi di questo genere sarebbe la magistratura a dover intervenire, ma forse mi sbaglio; sono un umile reumatologo.
O forse qualcuno ha paura di dover lasciare la gallina da spennare a qualcun'altro.
Anche perchè vorrei sapere quanto di tale ricchezza attualmente e in che forme ricade sulla città e sui servizi dei suoi abitanti.
La prossima volta parleremo poi del ricorso al TAR fatto dalla CLP che si dice estromessa ingiustamente dalla gestione del tarffico crocieristico; anche lei folgorata sulla via samnta di damasco alla ricerca di nuovi spazi e nuovi guadagni.
E poi magari parleremo di come anche in campo crocieristico Livorno sta perdendo traffici a favore di altri porti, leggi La Spezia, come se in tempi di magra come quelli che stiamo vivendo ciò non possa turbarci minimamente.
Spero di afre almeno una azione di chiarezza.
La società ha due azionisti, la Autorità Portuale con il 72 % e la camera di Commercio con il restante.
La legge 84 determina in maniera assoluta l'obbligo di dismissione della maggioranza delle società parteicipate da parte delle Autorità Portuali, invero senza nessun termine di tempo.
La corte dei Conti ha più volte richiamato negli anni la Autorità Portuale di Livorno a scendere sotto il 50% delle azioni senza tuttavia che nessuno abbia mosso un dito in questo senso.
Ultimamente l'avvocato Gallanti, presidente della Autorità Portuale di Livorno ha messo in moto il processo, cioè ricercare e nominare un advisor, un terzo, che possa valutare il valore della società, primo passaggio per la futura vendita.
La questione bollente: il valore della società stabilito in questo momento potrebbe risultare molto inferiore rispetto a quando all'adozione del Piano Regolatore del Porto la stessa Porto 2000 avrà incassato le banchine, le strutture e quant'altro.
Legittimo!!
Ma se alla fine, in particolare dopo che il comitato portuale ha dato il via libera all'unanimità all'operazione, comitato dove è presente il Sindaco e il Presidente della Provincia, si assumesse come indirizzo assoluto il fatto che la valutazione debba tenere conto dei futuri assetti del porto (bancine, alto fondale, zoninazzione, nuovo terminal ecc:) cosa osta ad andare avanti?
Se poi qualcuno pensa male , e in politica a pensare male mi si dice non si sbaglia quasi mai, e pensa che l'avvocato Gallanti insieme a qualcun altro (magari un avisor connivente) stia tramando per vendere o meglio svendere sottobanco la bellissima gallina dalle uova d'oro, e magari ad un committente che ha addirittura richiesto ad hoc la vendita, lo si dica con chiarezza e si lasci da parte linguaggi e sospetti che potrebbero solo nuocere alla nostra città; fermo restando, mi pare, che in casi di questo genere sarebbe la magistratura a dover intervenire, ma forse mi sbaglio; sono un umile reumatologo.
O forse qualcuno ha paura di dover lasciare la gallina da spennare a qualcun'altro.
Anche perchè vorrei sapere quanto di tale ricchezza attualmente e in che forme ricade sulla città e sui servizi dei suoi abitanti.
La prossima volta parleremo poi del ricorso al TAR fatto dalla CLP che si dice estromessa ingiustamente dalla gestione del tarffico crocieristico; anche lei folgorata sulla via samnta di damasco alla ricerca di nuovi spazi e nuovi guadagni.
E poi magari parleremo di come anche in campo crocieristico Livorno sta perdendo traffici a favore di altri porti, leggi La Spezia, come se in tempi di magra come quelli che stiamo vivendo ciò non possa turbarci minimamente.
Spero di afre almeno una azione di chiarezza.
martedì 5 febbraio 2013
Waiting for Godot
Mentre ognuno cerca spazi e miete vittime, politiche si intende, una delle mie preoccupazioni maggiori rimane la politica sociale della nostra amministrazione.
E' facilmente verificabile l'enorme onda che sta per travolgerci sul fronte della disoccupazione, dell'abitare, della sanità e della tenuta del nostro welfare.
Un momento in cui sarebbero necessarie convergenze e competenze e invece tutto appare lasciato all'improvvisazione.
Anche la campagna elettorale troppo impegnata a comparire invece che a portare sostanza pare possa fare a meno di due pilastri del pensiero politico che appunto dovrebbero essere le nuove politiche sanitarie e le nuove politiche e risposte di Welfare.
Mi auguro che dopo l'ennesima sbornia elettorale si possa ricominciare a capire se esiste la possibilità anche a Livorno di un rilancio di questi temi oppure dovremmo aspettare inerti un cataclisma annunciato, pronti a battersi il petto per l'enorme incapacità dimostrata.
..mentre qualcuno "in nomine patri" ostinatamente assolutizza Gallanti e continua la sua lotta feroce in attesa che passi la "buona vecchia carovana" e possa finalmente risalirci sopra, alla faccia della novità e del rinnovamento, pensando magari di farci fessi.
E' facilmente verificabile l'enorme onda che sta per travolgerci sul fronte della disoccupazione, dell'abitare, della sanità e della tenuta del nostro welfare.
Un momento in cui sarebbero necessarie convergenze e competenze e invece tutto appare lasciato all'improvvisazione.
Anche la campagna elettorale troppo impegnata a comparire invece che a portare sostanza pare possa fare a meno di due pilastri del pensiero politico che appunto dovrebbero essere le nuove politiche sanitarie e le nuove politiche e risposte di Welfare.
Mi auguro che dopo l'ennesima sbornia elettorale si possa ricominciare a capire se esiste la possibilità anche a Livorno di un rilancio di questi temi oppure dovremmo aspettare inerti un cataclisma annunciato, pronti a battersi il petto per l'enorme incapacità dimostrata.
..mentre qualcuno "in nomine patri" ostinatamente assolutizza Gallanti e continua la sua lotta feroce in attesa che passi la "buona vecchia carovana" e possa finalmente risalirci sopra, alla faccia della novità e del rinnovamento, pensando magari di farci fessi.
giovedì 24 gennaio 2013
Marco Solimano e noi
Spero che questo scossone ulteriore possa comunque portare alla fine un tempo migliore per Livorno.
Sulla figura di Marco solimano, mancato assessore al sociale, si è aperta una bagarre che non condivido, che non mi appartiene.
Non per volontà di una neutralità che non può esistere ma per il senso del rispetto che dobbiamo ad ogni persona.
Non voglio, non posso parlare del cammino che un uomo può aver compiuto in questi lunghi anni; non posso e non voglio insultare la sua coscienza come non è possibile insultare la coscienza di nessuno.
Non ci può essere contrapposizione su queste cose.
Non possiamo gettare tutto nel macero mediatico.
Ogni individuo è una persona.
Avremo dovuto per l'ennesima volta trovare luoghi e spazi, tempi per discutere, per condividere un'idea, prendere una decisione.
Ancora una volta invece personalismi, tatticismi, politica di bassa lega hanno stritolato tutto, reso vano ogni tentativo di cercare una verità che nessuno può pensare di possedere da solo.
Sulla figura di Marco solimano, mancato assessore al sociale, si è aperta una bagarre che non condivido, che non mi appartiene.
Non per volontà di una neutralità che non può esistere ma per il senso del rispetto che dobbiamo ad ogni persona.
Non voglio, non posso parlare del cammino che un uomo può aver compiuto in questi lunghi anni; non posso e non voglio insultare la sua coscienza come non è possibile insultare la coscienza di nessuno.
Non ci può essere contrapposizione su queste cose.
Non possiamo gettare tutto nel macero mediatico.
Ogni individuo è una persona.
Avremo dovuto per l'ennesima volta trovare luoghi e spazi, tempi per discutere, per condividere un'idea, prendere una decisione.
Ancora una volta invece personalismi, tatticismi, politica di bassa lega hanno stritolato tutto, reso vano ogni tentativo di cercare una verità che nessuno può pensare di possedere da solo.
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