venerdì 8 marzo 2013

Intervento per l'assemblea comunale del dopo voto


Carissimi amici, si potrebbe anche tacere e come solitamente si fa in queste occasioni stare  a vedere gli sviluppi e aspettare, poi magari salire al volo sul treno che meglio sembra piazzato, quello meglio destinato; ricollocarsi come si dice in questi casi.
Invece voglio parlare. E vorrei sentire parlare molti.
 Parlare perché il momento è denso di significati, molti negativi, altri, pochi, anche positivi, ma è un momento che voglio vivere e  non subire.
E’ il mio modo di concepire l’agire politico: dire con convinzione le proprie idee sperando che trovino terreno fertile di condivisione o almeno di dialogo.
Non mi  piace l’idea che nel nostro partito possa prevalere una discussione dei corridoi, delle segrete stanze, come comunemente si pensa.
Non sono ingenuo e so, come  tutti sappiamo, che così avviene abitualmente..ma proprio anche da uno stile nuovo si può e si deve  ripartire.

Perché è fuori di ogni logico dubbio che di ripartenza si tratta.
Ora si può stare a dire che comunque una base sostanziosa di elettorato ancora c’è, le difficoltà della crisi, le difficoltà di comunicare ecc., ecc.
Il dato saliente è però quello di una sconfitta senza possibilità di appello.
E’ la bocciatura, per quanto ci riguarda, di un partito e di un modo di governare questo territorio.
Troppi buchi, troppi fueros. Troppe amnesie.
Non si tratta di mettere sulla graticola nessuno, almeno questo non è il mio stile, né il signor Sindaco e la sua giunta, né il signor segretario con i suoi fidi e baldi collaboratori.
Però il bisogno di una risposta esiste.
Non dobbiamo smarcare il problema, pensando al futuro come se il presente non esistesse mai; spostando sempre più in la l’asticella per non affrontare mai fino in fondo le questioni.
Esigiamo tutti una risposta  sul qui e sull’ora, chiara e efficace; fuori da ogni fumoso verbalismo.

Assumendomi fino in fondo le responsabilità personali del ruolo che sicuramente con molta insufficienza ho giocato e continuo ad avere, ma con sicura onestà intellettuale e morale, dico che la nostra azione, la mia azione, non è riuscita ad essere condivisa dai nostri concittadini e noi non siamo riusciti a condividere le loro amarezze, il loro disagio, le loro incazzature.
Troppe volte anche noi abbiamo governato, condividendone quindi le responsabilità, senza avere chiaro in testa che progetto stessimo seguendo; quale logica unitaria vi fosse dietro ogni atto, ogni presa di posizione.
Non siamo stati chiari su molte questioni, né come amministrazione né come partito, inutile ora stare qui a ricordarcele. O forse sarebbe meglio farlo.



Abbiamo accumulato ritardi praticamente su ogni scadenza che contasse. Sicuramente giustificazioni ne potremmo contare a bizzeffe ma la gente ci giudica da ciò che vede.

Non è facile populismo quello che chiedo, ma qualcosa di più profondo (abbiamo visto poi come certi brindisi finiscono).
 Il politico ha come obbligo morale quello di riuscire a sentire le cose che sente la propria gente e per questo riuscire in primis a farsi amare, desiderare oserei dire dalla propria gente.
Noi in larga misura siamo stati dichiarati indesiderabili, lo si voglia o no.

La politica non può solo essere scientifica gestione del potere (quando va bene),la politica deve esprimere alti valori di riferimento ma in una logica pedagogica.
I nostri concittadini davanti ad una crisi che ha investito tutto, dal lavoro alla tenuta delle famiglie, dalla cultura, al decoro cittadino, alla disgregazione del tessuto giovanile non più capace di trovare spazi e possibilità di incidere ci ha visti troppe volte ripiegati a difendere uno status quo ormai fuori dal tempo e fuori dalle logiche che corrono nel mondo e per questo ci ha puniti.
Hanno visto qualcuno capace di fare..? no, non credo proprio; hanno chiesto aiuto a chi parlava la loro lingua, esprimeva il loro disagio così forte, così violento.
Non troveranno facili risposte neanche loro e tutti lo sanno, ma era necessario avvisarci che il tempo è terminato.

Io d’altro canto ho visto e vissuto una conferenza programmatica  che non ha avuto sbocchi di nessun tipo; che oltre la pompa magna delle sacre liturgie del potere è rimasta tutta sulla carta;  
Ho assistito ad un partito che si sventrava su primarie  e primariette con attori che si sono mantenuti ben fuori dai riflettori mentre tutti sapevano che stavano tramando.
Ho visto il dileggio di compagni di partito solo per il fatto che osavano mettere in discussione gli ordini di scuderia.
Ho visto trascinare un segretario di partito che stava portando avanti un lavoro onorevole e  sul quale si era impegnato e aveva chiesto impegno, nel mezzo di una rissa preelettorale che ha fatto rabbrividire.
Ho assistito a riunioni di direzioni dove ci si accusava a vicenda di avere scheletri negli armadi (congresso del 1999 quando io tra l’altro non ero neanche nato)



Si assiste da tempo impotenti ad una guerra insidiosa mai dichiarata tra il sindaco e parti consistenti di partito;
E poi ci lamentiamo di aver avuto difficoltà?

Io penso con molta umiltà che sia arrivato il tempo di cambiare passo, ma veramente, concretamente e urgentemente. Prima addirittura del nostro congresso. E’ urgente dare segnali chiari subito o per noi sarà molto difficile arginare e riprenderci dalla  sconfitta.  
L’emorragia che si è aperta con queste elezioni politiche non illudiamoci possa fermarsi per volontà divina o perché poi alla fine i nostri concittadini si sono sbagliati e prima o poi torneranno a miti e migliori consigli, riprendendo il loro posto nell’ovile.
La botta c’è stata, è stata dolorosa e irreversibile.

O apriamo finalmente questo partito ad altri più freschi e capaci di noi o siamo destinati ad anni di marginalità rispetto agli eventi.
O ci decidiamo a dare forti segnali sul versante amministrativo assumendoci anche i rischi di  cominciare a stravolgere un sistema compiuto ma ormai fuori dal tempo che non può più permettersi il privilegio di pochi a discapito di tanti (mi riferisco in particolare alle municipalizzate e alle partecipate ma anche al sociale e alle politiche urbanistiche) nel rapporto tra politica e burocrazia dove deve prevalere sempre l’azione politica che sia forte, sganciata oppure dovremo pensare e forse sperare che anche qui altri possano fare quello che noi non siamo riusciti a fare.

Dico questo non per volontà autopunitiva ma pensando sempre al riferimento che tutti dovremo avere in testa , anche prima di ogni legittima aspirazione personale, il bene comune di questa città, di questo popolo.
Non tutto sarà facile, anzi tutto sarà molto difficile e complesso.
Non esistono in questo tempo risposte sicure e certe, da nessuna parte.
La crisi non ci porterà alla fine del giro al punto di partenza, ormai mi sembra abbastanza chiaro.
Abbiamo bisogno di sviluppare conoscenze e politiche che siano anche scommesse, sperimentali.
Ad esempio ci arriverà con tutta la sua forza dirompente la questione sociale addosso. Ci travolgerà tutti, noi del PD, o i grillini, o altri.
E’ un dato ineludibile. Qui si tratta di capire per tempo, ammesso che ci sia dato tutto il tempo necessario,  di quale politiche nuove dobbiamo inventarci. Perché appare del tutto insufficiente quello che la nostra città in questo momento oggettivamente può mettere in campo per arginare tale marea.


Non si tratta più di esserci per pavoneggiarsi, o pensare a future personali strade.
Dobbiamo chiederci cosa vogliamo, cosa siamo disposti a dare, anche di personale.
Non possiamo pensare ad un agire politico neutro che ci permetta un carrierismo politico gratuito.
Deve finire il tempo dei senatori, degli onorevoli o dei consiglieri regionali o comunali pilotati e garantiti e deve iniziare quello della gente, che costantemente riesca a comprendere quello che sta succedendo.

Dobbiamo contribuire noi a spazzare le lordure di una politica affaristica e lobbistica, nelle banche, nella portualità, nella sanità, nelle aziende che ci appartengono e così via o come abbiamo visto saranno altri a farlo.
E’ finito un sistema di consenso che a suo modo ha cercato di mantenere una coesione sociale ma che oggi non esiste più se non nei fantasmi che qualcuno nel nostro partito continua a vedere.
Il nostro sindaco ad esempio si vanta e a ragione che durante la sua azione amministrativa nessuno è stato assunto nelle partecipate: è possibile dirlo per altri tempi  o per  altre situazioni?
Di chi è AAMPS, o SPIL o ASA; di nessuno di noi, di tutti noi.
Sono elementi di crescita per tutta la città o elefanti burocratizzati e controllati da pochi nell’interesse non generale, ma di consenso?
E se poi anche non funzionassero, a che pro mantenere situazioni ormai immantenibili?
Come rivendico come positive invece le politiche sul trasporto pubblico che finalmente anche se con sacrifici ci hanno posto su un mercato più generale, in una giusta dimensione, contenti o non contenti.

Non possiamo esserci per mantenere le cose a posto ma dobbiamo esserci per incarnare una nazione e una città bene comune, fresca, pulita, mai autoreferenziale, dinamica;
 pronti a collaborare ma anche a ritirarci quando il tempo è finito, ognuno per ritornare alla sua famiglia, alle sue cure, al suo spirito.
Non siamo persone che possono andare bene per ogni tempo. Dobbiamo vivere la nostra esperienza con il senso del limite.
Dobbiamo pensare alle nostre strutture, partitiche, mentali e concettuali non con la pesantezza del cemento armato e dell’acciaio, ma come tende, con la leggerezza che le è propria, capaci di essere smontate e pronte in un attimo a seguire il cammino del popolo.


Dobbiamo fare questo soprattutto fidandoci delle nostre forze e delle nostre idee; di noi stessi. Non possiamo più mercanteggiare posti e idee in alleanze che ci portano all’autodistruzione.
Poi se non saremo sufficienti, la politica ci insegna le strade della collaborazione, della condivisione e del compromesso leale, concreto e perseguibile.
In un anno abbiamo la possibilità, la forza e le persone per riallacciare un legame di fiducia con la gente; dopo non ci rimane nulla.
Non sarà facile e dobbiamo evitare qualsiasi illusionismo e qualsiasi pifferaio magico.
Non ci sono più posti al sole. Ognuno faccia la parte che è chiamato a fare in spirito di autentico servizio e lealtà, ad ognuno poi toccherà secondo ciò che gli spetta.

3 commenti:

  1. peccato di non averti sentito parlare all'assemblea comunale!
    In effetti sempre piu' sull'orlo del baratro occorre reagire ad una situazione eccezionale con iniziative eccezionali, e dove il teatro della politica non arriva arrivano gli elettori e l'impotenza stessa della politica.
    Molto probabilmente questo vale anche per le future scadenze e vale a partire dal nostro impegno personale e dalle responsabilità del nostro partito.
    E questi non sono problemi da collocare solo su dimensioni planetarie o continentali o nazionale. Sono problemi da imporre all'attenzione di Regioni e territori specifici superando ogni ritardo o incertezza e la proverbiale costumanza della continuità a tutti i costi (una continuità che è superata dalla discontinuità della situazione e dalla impossibilità di ritorno a contesti superati e assetti di priorità invecchiati e ad una disponibilità di risorse pubbliche e private oggi irripetibile).
    concordo. C'è da ripensare un modo di amministrare e strategie consone alla costruzione di ripresa economica e occupazionale, alla lotta contro le diseguaglianze e la poverta' vecchia o nuova che sia e al funzionamento dei servizi primari, alla riforma delle istituzioni e delle burocrazie, a nuove modalità di pianificazione territoriale, ambientale, infrastrutturale.
    Non è semplice, ma è sempre piuù necessario.paolo borghi

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  2. Caro Paolo l'altra sera come ben capisci non vi erano le condizioni per paralre dei temi che te sottolinei e che condivido e neanche lo stile era quello che invece ben riponi nel tuo commento.
    Dobbiamo continuare a lavorere in questo partito ma non per il partito ma per la città.

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  3. che fatica.....che fatica! eppure la politica si salva se riesce a ricreare sviluppo, occupazione, inclusione, se lotta contro la disoccupazione la poverta', il dissesto ambientale e territoriale. se riesce a garantire reti e servizi adeguati. se le istituzioni e le burocrazie divengono l'ossatura di una società piu' giusta e equa. se i diritti vanno avanti e non indietro.....senza scorciatoie, partiti liquidi o telematici e senza riti e appartenenze identitarie. no occorre la coerenza e la saggezza di saper governare e amministrare e di garantire governabilità e buona amministrazione, con la coesione sociale, il dibattito pubblico, la concertazione che è necessaria con le diverse rappresentanze. c'è chi lo intende oramai da molto tempo, chi ha aperto gli occhi oggi, con questo risultato elettorale che interrompe una cavalcata trionfante, chi lo capirà sotto i bombardamenti della ingovernabilità, magari di nuove elezioni e della novità della contendibilità delle nostre amministrazioni. ed ad ogni modo avrei voluto ascoltarti l'altra sera....

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