martedì 4 settembre 2012

In ricordo del cardinal Martini

Un saluto, un pensiero al grande uomo di chiesa che è stato il cardinal Martini.


Non mi piace il titolo principe della chiesa,mi sembra antitetico alla missione stessa della chiesa, agli insegnamenti di Gesù di Nazareth, di Gesù il galileo, il Signore della storia, il Dio fatto carne, concretezza, il Dio pazzo di amore da morire per la sua creatura.

Il cardinal Martini forse tanti giovani della mia parrocchia, della mia chiesa diocesana non sanno neanche chi fosse.

E’ stato prima di tutto un maestro, un maestro di chiesa, un maestro di comunione, un maestro di cultura, quella vera che guarda la storia, l’uomo con passione..di più, con compassione.

Maestro e pastore di una Chiesa che non aveva paura di prendere con responsabilità gli insegnamenti del Maestro e provare a camminare con il mondo, nel mondo, senza timore di contaminarsi, anzi con la gioia e la speranza di poterlo trasformare nel regno di Dio, quel regno che è stata tutta la vita e la testimonianza di Gesù.

Tanti della mai generazione hanno sperato, lo dico senza infingimenti, che dal balcone di San Pietro dopo quell’”habemus papam” fosse fatto il suo nome, non è stato così perché lo spirito di Dio ha voluto percorrere altre strade.

Ma noi lo abbiamo ascoltato, soprattutto letto, confortandoci del fatto che lui esprimeva nelle sue parole le nostre paure, le nostre ansie le nostre speranze.

Con lui abbiamo amato e amiamo questa nostra chiesa che lui stesso definiva recentemente “stanca”, che si chiedeva “come mai non si scuote?”. Lo diceva con sofferenza come uno sposo guarda la sua donna in difficoltà.

Prima di lui altri maestri ci hanno lasciato, per me l’indimenticabile Ablondi e soprattutto l’amato Savio Vincenzo.

Tutti con le stesse caratteristiche, ardenti di amore per la Chiesa e il suo popolo, che ci hanno guidato soprattutto nella scoperta e nell’amore per la Parola di Dio, nello studio approfondito di essa, perchè unica parola di salvezza e unica parola capace di guidarci in questi tempi apparentemente oscuri.

Che ci hanno fatto amare la Chiesa del Concilio Vaticano II e che ci hanno indicato un percorso semplice fatto di ascolto della parola e che individuava nei poveri il mezzo privilegiato e il fine autentico della Chiesa di Cristo.

Grazie a questi testimoni, questi fratelli maggiori oggi possiamo ancora percorrere le nostre strade individuali certo talvolta con stanchezza, talvolta arrancando, ma con lo sguardo verso quella meta che loro, che il cardinal Martini avevavo individuato con chiarezza e che a noi avevano partecipato.

Adesso sta a noi prendere questo testimone e far si che le nuove generazioni possano godere e assaporare quanto è dolce il Signore, quanto è soave che i fratelli possano stare insieme, e quanto il mondo debba essere conosciuto e amato.

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