martedì 9 aprile 2013

Il tempo che verrà

In attesa che il consiglio comunale compia l'ennesimo lavoro di valutazione politica di una fase in perenne mobilità nazionale e locale; mentre le forze politiche cittadine sembrano proiettarsi ormai verso le nuove scadenze elettorali amministrative, la situazione complessiva della città subisce ulteriori negativi contraccolpi lavorativi ed economici soprattutto per quanto riguarda il porto.
Ieri nel consiglio dedicato alla votazione del documento della III e VII commissione, il commento più lucido, la trattazione più eloquente è stata quella del Sindaco.
Sostanzialemnte due sono le cose che ha sottolineato o almeno che mi hanno più interessato e che ho condiviso in pieno; magari ovvie, ma significative se ripetute nell'assise maggiore della città.
La necessità di inquadrare la situazione livornese nel più ampio spazio della situazione nazionale, e chi non riesce a farlo rimarrà impantanato in una lettura insufficiente per governare o pensare di divenire protagonisti della scena politica cittadina e poi il passaggio più significativo, drammatico, dove ha sottolineato e lasciato intendere che oltre a tutti i possibili rallentamenti istituzionali, legggi Gallanti e autorità portuale, si deve compiere un patto di non belligeranza tra lgi operatori, in particolare sottolineando il ruolo della compagnia portuali che certo non è stato di aiuto in questa ultima fase.
Mi sembra che segni di cambiamenti epocali si stanno ormai registrando da molto anche in quella che appare ad una analisi superficiale la sonnacchiosa Livorno.
Si è interrotto quel circuito che per tatnti versi ha funzionato ma che era poi diventato un corto circuito tra compagia portuali, partito e istituzioni.
E il partito che al di là di quel che si possa pensare non è mai stato e mai sarà la continuazione di una esperienza ormai sotterrata, ne è stato l'attore principale, nolente o volente.
Chiunque si adoperi e si scalmani per protagonismi personali tuonando dal nord e in nome di ossequietà a linee dettate dal centro e con vessilli di superata memoria farebbe bene a pensare che il confronto ormai ha necessità di persone autorevoli non perchè con pedigree rosso lampante, ma che hannoalle spalle percorsi approfonditi di sudio, di sacrificio e di lavoro che hanno sempre respirato l'aria fresca dei quartieri e non l'aria consumata delle stanze, dove si consumano perenni riunioni autorefernziali.

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